ECONOMIA
  by Rossana Furfaro Published: mercoledì 22 aprile 2020 15:30:38

Agricoltura, sindacati: necessario incrociare domanda e offerta di lavoro

Fai, Flai e Uila “Per carenza manodopera coinvolgere Enti bilaterali e offrire contratti regolari” - In Umbria 8mila lavoratori agricoli di cui 6mila stagionali

(AVInews) – Perugia, 22 apr. – “La mancanza di manodopera nel settore agricolo è un falso problema. Quello vero, invece, è il far arrivare agli inoccupati le offerte di lavoro delle aziende agricole”. Il comparto dell’agricoltura è in questi giorni al centro del dibattito pubblico, per la sua importanza strategica e per la forte pressione delle parti datoriali sulla carenza di manodopera. Per questo i segretari regionali di Fai-Cisl Dario Bruschi, Flai-Cgil Michele Greco e Uila-Uil Daniele Marcaccioli hanno voluto chiarire alcuni aspetti.

No voucher ma incrocio di domanda e offerta. “I voucher, indicati come soluzione dal politico di turno poco addetto ai lavori ma molto attento agli slogan – affermano, per esempio, le organizzazioni sindacali –, non servono. Gli strumenti messi a disposizione delle aziende, dai contratti nazionale e provinciale, già consentono importanti livelli di flessibilità e gestione dei lavoratori agricoli, con la massima sicurezza del lavoro contrattuale regolare. Noi rilanciamo con forza la complementarietà fra incrocio di domanda e offerta di lavoro e rete del lavoro agricolo di qualità. Occorre che le parti datoriali, sindacali, istituzionali, oltre all’Ispettorato del lavoro e Inail, si uniscano per creare un tavolo tecnico che metta insieme le competenze di ognuno per costituire una cabina di regia per il settore agricolo di qualità, nel rispetto della massima trasparenza e legalità”.

Coinvolgere Enti bilaterali. “Sarebbe già un passo avanti – commentano Bruschi, Greco e Marcaccioli – riuscire a incrociare domanda e offerta di lavoro, attraverso una piattaforma informatica che metta insieme le richieste e necessità delle aziende con la disponibilità di chi il lavoro lo cerca. Tutto questo attraverso il coinvolgimento degli Enti bilaterali di settore, per contribuire a percorsi trasparenti e di estrema tutela. Chiediamo alle controparti datoriali di puntare verso un’unica direzione”.

I numeri del comparto. A evidenziare la necessità di trovare al più presto una soluzione al problema sono i numeri stessi del comparto in Umbria, con circa 8mila lavoratori agricoli di cui circa 6mila stagionali nei periodi di massima necessità, appena dopo agosto di ogni anno.

Lavoratori stranieri e percettori di sussidi. “Per evitare di perdere la stragrande maggioranza della manodopera già formata, che sta già voltando lo sguardo oltre il nostro Paese – spiegano i sindacati –, non si deve aumentare la precarietà e l’incertezza. Andiamo, invece, a ricercare quei lavoratori che hanno il permesso di soggiorno scaduto e che non possono rinnovarlo perché ora non hanno lavoro, ma che sono da anni nel nostro Paese e occupati nel comparto agricolo. Facciamo pervenire le offerte di lavoro agli Enti bilaterali, anche in via sperimentale. Inoltre, intercettiamo i percettori di sussidi per offrire loro un contratto regolare. Ci si accorgerebbe che la manodopera c’è e reclama lavoro dignitoso e regolare”.

Il Tavolo verde. “Chiediamo, inoltre – concludono Fai, Flai e Uila – la convocazione e la partecipazione al Tavolo Verde e su questo sensibilizziamo l’assessore regionale di competenza Roberto Morroni. Vorremmo ricercare insieme percorsi condivisibili su tali temi, soluzioni che permettano di far fronte alle esigenze delle imprese agricole e dare garanzie occupazionali, contrattuali e di sicurezza sanitaria ai lavoratori stagionali, indispensabili per un settore strategico e primario come quello agricolo. Chiederemo con l’assessore anche un incontro in via telematica se non fosse ancora possibile di persona. Per quanto riguarda la copertura delle giornate di non lavoro, sarebbe cosa buona intervenire anche per garantire la Cassa in deroga a tutti i lavoratori stagionali agricoli, esclusi a oggi dai beneficiari dell’accordo quadro sottoscritto dalla Regione Umbria con le parti sociali il 23 marzo”.


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