ECONOMIA
  by  Published: giovedì 17 gennaio 2019 14:34:31

Ccnl industria alimentare, la Uila Uil propone 250 euro di aumento

Il contratto scade il 31 dicembre 2019 e la proposta è valida per il quadriennio 2020-2023. Il segretario regionale Marcaccioli: necessario riequilibrare potere d’acquisto dei lavoratori

  • Daniele Marcaccioli
(AVInews) – Perugia, 17 gen. – Un aumento salariale di 250 euro è la proposta della Uila-Uil nell’ambito del confronto con le organizzazioni sindacali per l’elaborazione della piattaforma per il rinnovo del contratto degli alimentaristi in scadenza al 31 dicembre 2019. Aumento valido per il quadriennio 2020-2023.

La situazione dei lavoratori umbri. “Le crisi industriali in Umbria degli ultimi anni – spiega il segretario regionale della Uila-Uil Umbria Daniele Marcaccioli – hanno fatto segnare il passo al potere d’acquisto dei lavoratori. L’utilizzo degli ammortizzatori sociali ha purtroppo e troppo spesso sterilizzato quello che di buono era stato fatto a livello di contrattazione nazionale e di secondo livello. È quindi necessario, puntuale e opportuno, anche e soprattutto attraverso una contrattazione nazionale, proporre un aumento contrattuale di questa portata da cui dovrà passare un sostanziale riequilibrio del potere d’acquisto perso negli ultimi anni dai lavoratori della nostra regione”.

Comparto in crescita. “Questo comparto industriale – ricorda Marcaccioli –, che tiene insieme circa 400mila addetti in Italia, anche nel 2018 ha fatto registrare ottime performance di crescita sia del mercato interno che estero. Nonostante la frenata della produzione industriale italiana di novembre (-2,6%), il settore alimentare brilla in piena controtendenza con un +2,7% nello stesso periodo di riferimento. E questo è solo l’ultimo dato positivo di una crescita straordinaria alla quale lavoratrici e lavoratori hanno contribuito con impegno, passione e professionalità. Ed è proprio alla luce di questi risultati che abbiamo avanzato la nostra proposta, perché siamo convinti che la ricchezza prodotta deve essere in parte ripartita, anche attraverso la contrattazione nazionale a tutti i lavoratori”.


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