(AVInews) – Campobasso, 8 sett. – Non a caso sono stati definiti gli ‘Stati generali del tartufo’. Decine e provenienti da tutta Italia, infatti, sono stati i Comuni e le associazioni di tartufai che, sabato 5 e domenica 6 settembre, hanno preso parte all’evento nazionale di Campobasso volto a fare il punto sulla candidatura a patrimonio culturale immateriale Unesco della ‘Cerca e cavatura del Tartufo in Italia’. Un appuntamento, quello organizzato dall’Associazione Nazionale Città del Tartufo (Anct) e dalla Regione Molise, che ha permesso a tante diverse realtà di confrontarsi e pianificare il lavoro per il futuro.
Una grande opportunità. “La candidatura è, ormai, ufficialmente a Parigi – ha ricordato il presidente dell’Anct Michele Boscagli – e attendiamo la pronuncia entro dicembre 2021. Con questo summit molisano vogliamo informare i nostri soci e gli addetti ai lavori su come muoversi nei prossimi mesi e divulgare questo percorso. L’attesa iscrizione nella lista del Patrimonio immateriale, qualora avvenisse, non dovrà però essere considerata un punto di arrivo, ma l’inizio di una grande opportunità: la pratica della cerca e cavatura del tartufo contiene in sé una miriade di valori culturali, etici e ambientali che se messi a frutto, attraverso progettualità, permetteranno la crescita a 360 gradi della nostra comunità, dei nostri territori e di tutti i cittadini”. Parole queste condivise anche dalla Federazione nazionale delle associazioni tartufai italiana (Fnati), organizzazione che riunisce circa cinquanta realtà sparse in tutto il territorio nazionale e che, insieme alle Città del tartufo, è stata la promotrice della candidatura Unesco. “Siamo a un punto di svolta – ha detto il presidente della federazione Fabio Cerretano –. L’approvazione della candidatura rappresenterebbe il punto di riferimento per il futuro del tartufo in Italia, la pietra angolare per la salvaguardia dei nostri saperi, affinché possano essere ancora tramandati alle nuove generazioni. È la codifica ufficiale di quello che siamo sempre stati”.
Un iter complesso. Ovviamente, come spiegato da Elena Sinibaldi, focal point nazionale del servizio Unesco del Segretariato generale del Mibact, il percorso è ancora lungo e complesso, ma già numerose sono le idee sui tavoli di lavoro dei vari soggetti interessati, impegnati in questo periodo anche nell’organizzazione dei tradizionali eventi autunnali dedicati alla promozione del tartufo e dei territori in cui questo pregiato fungo cresce e si sviluppa. In primo luogo, proprio il Molise, unica Regione socia delle Città del tartufo e, in quanto tale, premuroso ospite della due giorni di approfondimento.
Il Molise del tartufo. “Abbiamo un territorio, dalla fascia costiera a quella montana – ha spiegato l’assessore all’agricoltura della Regione Molise, Nicola Cavaliere –, interamente interessata alla pratica della cerca e cavatura perché ovunque ricca di varie tipologie di tartufo. Crediamo molto nella tutela e valorizzazione di questo prodotto della terra, e più in generale alle politiche di salvaguardia della nostra biodiversità. Possono senz’altro rappresentare anche un volano di sviluppo. Ne è uno straordinario esempio il Centro regionale per la ricerca e la produzione delle piante tartufigene, che abbiamo realizzato nel 2009 all’interno del Vivaio forestale regionale ‘Selva del Campo’, e che è oggi un centro micologico di altissimo livello subissato di richieste. Per quest’ultimo motivo ne amplieremo l’attività”. “Tartufo e biodiversità sono una caratteristica peculiare del nostro piccolo e grande Molise – gli ha fatto eco il presidente della Regione Donato Toma –. Noi ci consideriamo la regina del tartufo in Italia, senza nulla togliere alle altre bellissime regioni. In Molise la cerca e cavatura del tartufo sono attività che stanno crescendo ed emergendo. Ci siamo, quindi, accorti che può essere davvero un’occasione per uno sviluppo troppo trascurato fino a oggi”.
Nicola Torrini