SOCIETÀ
  by  Published: sabato 17 giugno 2017 12:22:33

Nicola Gratteri inaugura l’isola del libro a Passignano sul Trasimeno

Il procuratore della Repubblica di Catanzaro: ’Ndrangheta presente ovunque trova soldi e potere

  • Nicola Gratteri, Riccardo Marioni, Gianpiero Bocci
  • Nicola Gratteri, Riccardo Marioni, Gianpiero Bocci
  • Primo caffè letterario dell'Isola del libro
(AVInews) – Passignano sul Trasimeno, 17 giu. – La quinta edizione dell’Isola del libro è partita venerdì 16 giugno dalla terrazza dell’hotel Lido di Passignano sul Trasimeno, dove il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri e il sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci, con il lago sullo sfondo, si sono confrontati sui temi della giustizia, tra lotta alle mafie e riforma del processo penale. Occasione, la presentazione, nel primo caffè letterario dell’anno, dell’ultimo libro del magistrato, “Padrini e Padroni”.

I presenti. Dopo il saluto dell’ideatore, l’imprenditore libraio Italo Marri e quelli di Claudio Bellaveglia, assessore comunale di Passignano, e del comandante provinciale dei Carabinieri di Perugia Paolo Piccinelli, il dibattito è entrato nel vivo proprio sul tema della riforma del processo penale appena approvata.

La riforma. “Non ci sono maggioranze forti – ha detto il magistrato simbolo della lotta alla ‘Ndrangheta – per fare delle modifiche forti. Una volta superato il problema etico e morale, in Italia è ancora conveniente delinquere. Fino a quando non ci sarà questa volontà non saranno fatte rivoluzioni copernicane. Le modifiche normative che riguardano l’ordinamento devono puntare a far funzionare i tribunali e le procure. Se io fossi legislatore andrei all’origine, al motivo per cui i fascicoli stanno dieci anni chiusi in procura e su quali sono i rimedi perché ciò non avvenga. Tutti i problemi vanno visti sempre a monte, mai a valle. Altrimenti è sempre un rattoppare, un rincorrere qualcosa”. La riforma è stata invece difesa dal sottosegretario Bocci. “Tutto ciò che questo parlamento poteva fare – ha detto – lo ha fatto, contiene grandi passi in avanti, in primis sul tema delle intercettazioni”.

La mafia. Ma gran parte del dibattito, moderato dal direttore di Umbria Tv Riccardo Marioni, ha riguardato i metodi con i quali le mafie si infiltrano nel tessuto economico di tutte le regioni italiane e non solo. La ‘Ndrangheta, in particolare, è una organizzazione criminale sempre più pervasiva, che fattura oltre 50 miliardi di euro all’anno, pari a circa il 3,5 per cento del Pil.  “Vediamo le mafie presenti laddove c’è da gestire denaro e potere, sono interessate anche a latifondi e terreni” ha spiegato Gratteri, portando l’esempio di un imprenditore agricolo umbro in crisi che “anziché fallire ha fatto entrare come socio di minoranza un prestanome della ‘Ndrangheta”. “Una volta fatti entrare – ha aggiunto Gratteri –, all’azienda ci penseranno loro. È l’inizio della fine. Come quando gli imprenditori in crisi si rivolgono agli usurai”. Nessun luogo, quindi, secondo il procuratore, ha ancora sviluppato gli anticorpi necessari. “Le mafie sono sempre più dinamiche e istruite – ha spiegato Gratteri –, presenti nel centro e nord Italia, nel centro e nord Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Canada, non solo a gestire traffici ma anche ad amministrare la cosa pubblica”. I rischi, quindi, riguardano anche l’Umbria, che fino a poco tempo fa si credeva ‘un’isola felice’. “Dobbiamo stare attenti – ha esortato Bocci – anche nella nostra regione la ‘Ndrangheta non è qualcosa di lontano. L’operazione Quarto Passo è avvenuta nelle nostre città. Chi diceva che in Lombardia e in Emilia c’erano gli anticorpi non sentiva e non vedeva”. Particolarmente importante, in questo senso, è la gestione dei beni confiscati. “Oggi non vengono sequestrati solo beni mobili e immobili – ha spiegato Bocci – ma anche industrie. Poco tempo fa in un porto italiano il dottor Gratteri ha sequestrato un mercato del pesce e dei pescherecci che erano in mano ai mafiosi. Qualche giorno dopo, si è posto il problema di evitare che quei pescatori e venditori restassero disoccupati. Bisogna evitare che passi il messaggio che la mafia dà lavoro e lo Stato toglie lavoro”.

L'uomo. Nelle battute finali, Gratteri ha poi parlato anche della sua vita privata. “Vivo con la scorta da 28 anni – ha spiegato il magistrato – ma mi sento uno degli uomini più liberi del mondo perché non ho mai chiesto nulla per me né per la mia famiglia. Faccio sacrifici, ma ho avuto e ho grandissime soddisfazioni. Nella magistratura oltre a noi personaggi noti, lavorano però molti illustri sconosciuti più preparati e più bravi di me”.


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