“Allarme occupazione e salari in Umbria”, per Cgil serve nuovo modello di sviluppo
“A spingere la regione verso il basso è il calo demografico degli abitanti in età lavorativa” - Il segretario regionale Andrea Corpetti analizza i dati diffusi da Cgia Mestre e Aur
(AVInews) – Perugia, 7 mag. – “Il tessuto economico dell’Umbria si inquadra in un contesto di scarsa specializzazione e con ridotto contenuto professionale. Nello scenario evolutivo attuale, che corre verso la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, è doveroso discutere di un nuovo modello di sviluppo che indirizzi risorse verso progetti veri, sia nuovi che consolidati, che riguardino le nuove tecnologie, sia industriali che nel terzo settore, che favoriscano la transizione ecologica e l’efficientamento energetico e, soprattutto, siano motori per una buona e stabile occupazione che superi l’emergenza salariale”. È quanto afferma Andrea Corpetti, segretario , in relazione alla pubblicazione delle recenti ricerche della Cgia Mestre e dell’Agenzia Umbria Ricerche (Aur) le quali, sostiene lo stesso Corpetti, “dimostrano che in Umbria esiste un problema occupazionale e salariale”.
Commentando i dati pubblicati in tali ricerche, il segretario Cgil rileva come “a spingere l’Umbria verso il basso è sicuramente il calo demografico degli abitanti in età lavorativa (15-64 anni): nei prossimi dieci anni potrebbe essere del 9% la flessione di tali lavoratori, più della media nazionale che si attesta al 7,8%. Nelle previsioni, quella più colpita potrebbe essere la provincia di Terni con un 11,2% in meno, che significherebbe una perdita di poco più di 14 mila persone in età lavorativa. La provincia di Perugia vedrebbe, invece, una riduzione dell’8,2% con 32 mila potenziali lavoratori in meno”. “Questa situazione – spiega Corpetti – si determinerebbe, come analizza l’Aur, anche a causa delle basse retribuzioni che interessano soprattutto i giovani con meno di 35 anni che, nella nostra regione, occupano il 30,4% dei lavoratori dipendenti. La retribuzione media di queste categorie, nel 2023, si è attestata a 15.071 euro, inferiore dell’8% rispetto a quella nazionale. Inoltre, solo un terzo di questi lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato full time, evidenziando l’altro grande problema della precarietà dilagante. Ad abbassare i livelli retributivi dei giovani umbri concorrono soprattutto le qualifiche professionali e la marcata differenza all’interno della stessa qualifica, frutto di una selvaggia differenza contrattuale anche nella stessa filiera”.
“La Cgil dell’Umbria – conclude il segretario regionale – oltre a sostenere i cinque referendum che rispondono a queste problematiche e che si voteranno il prossimo 8 e 9 giugno, rimane disponibile alla discussione con le istituzione e tutti gli attori sociali per la costruzione di un nuovo modello di sviluppo economico”.
Nicola Torrini