(AVInews) – Foligno, 21 giu. – Un confronto ampio e sviluppato da più punti di vista per analizzare, con il contributo di esperti, il tema della tenuta delle imprese umbre nei mercati internazionali, alla luce dell’instabilità e dell’incertezza del momento attuale e nella necessaria ricerca di nuovi equilibri. È quanto ha proposto, venerdì 20 giugno a Foligno, la tavola rotonda ‘Il futuro del commercio internazionale: rischi e opportunità in un mercato instabile’, promossa e organizzata dallo Studio legale Spacchetti che ha riunito relatori di conclamata esperienza internazionale, imprenditori e docenti universitari, tra cui l’ambasciatore Stefano Stefanini, già consigliere diplomatico del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e rappresentante permanente dell’Italia presso la Nato; il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, Andrea Cardoni, docente di Economia aziendale all’Università degli Studi di Perugia, e Giuseppe Castellini, giornalista economico. Ad arricchire il dibattito, moderato dall’avvocato Paolo Spacchetti, la presenza di Erica Di Giovancarlo, direttrice dell’Ufficio Ice di New York, in collegamento dagli Stati Uniti. “L’esigenza di indire questo incontro – ha spiegato l’avvocato Spacchetti – è nata a favore delle imprese umbre e italiane che si trovano da tempo a dibattere nel commercio internazionale con una serie di insidie. La necessità per gli imprenditori è, dal punto di vista legale, quella di avere uno strumento contrattuale che possa far fronte a situazioni che non sono gestibili ex ante e quindi di prevedere formule che possano salvaguardare la bontà del contratto sia la necessità di conseguirlo positivamente. Mi riferisco alla possibilità contrattualmente prevista di rinegoziare le clausole laddove eventi esterni portano a un inadempimento del contratto, con maggiore equilibrio e soddisfazione da entrambe le parti”. Un focus importante è stato dedicato al mercato degli Stati Uniti di fronte ai dazi voluti e imposti dal presidente americano Donald Trump che hanno generato incertezza. La dottoressa Di Giovancarlo ha presentato il profilo dell’Ice, agenzia governativa che negli Usa ha cinque uffici con diverse competenze merceologiche e territoriali. “Gli Stati Uniti, fuori dall’Europa – ha detto Di Giovancarlo –, sono il mercato di destinazione per le esportazioni più interessante per l'Italia, nonostante in questo periodo di grande turbolenza qualcosa stia cambiando”. La direttrice Di Giovancarlo ha confermato come le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti siano state sempre crescenti, con un aumento nel 2024 proseguito nel primo trimestre del 2025. “Da aprile si è sentito un po' il freno – ha spiegato Di Giovancarlo –, adesso dobbiamo fare i conti con le decisioni che verranno prese. I settori che più ci fanno conoscere sono moda e food&wine, un punto di forza è il settore della chimica farmaceutica, quello in cui le aziende americane hanno più investito in Italia. Le aziende italiane sono molto apprezzate per la qualità dei prodotti, riteniamo che le eccellenze italiane possano tenere, si tratta di arrivare a un accordo sul quale si sta già lavorando”. “Le prospettive nel mercato americano – ha spiegato l’ambasciatore Stefanini - non sono così rosee come lo sono state negli ultimi 10-15 anni, anche se l’Ice farà il possibile per aiutare le imprese, quello che è difficile gestire è l’incertezza. I dazi che l’amministrazione Trump sta mettendo, minacciando, ritirando, rimettendo sono la maggiore difficoltà delle imprese. L’Unione europea deve cercare di portare avanti il negoziato commerciale con gli americani, tenendo presente che non è quello a cui siamo abituati. L’obiettivo migliore a cui si può arrivare ė quello di accordi quadro con indicazioni di massima, il dazio generico al 10 per cento e negoziati specifici sui singoli settori”. Del tema della sicurezza nel commercio ha invece parlato il generale Tricarico. “Non si può non pensare al commercio delle armi – ha sottolineato il generale Tricarico – che avrà uno sviluppo inusitato. La difesa fisica è qualcosa che dovremo risanare perché il nostro sistema ha delle carenze evidenti e su questo c’è consapevolezza nel mondo istituzionale, per quando riguarda le industrie speriamo che si riesca a fare sistema con una corretta politica da scrivere e da mandare a compimento pensando alle società che danno lavoro e lustro a questa terra”. Nel complesso scenario internazionale “l’Umbria, con la sua struttura produttiva elastica di piccole e medie imprese – ha specificato il professor Cardoni – , a macchie, in certi casi, resiste anche bene, però rimane un’economia un po’ debole, segnata da una produttività del lavoro bassa rispetto alla media europea. Ci sono strumenti per sostenere le imprese che devono agire su più piani: una politica industriale verso l’innovazione tecnologica e una maggiore competitività, un allentamento delle regole che stanno diventando stringenti e anche un rafforzamento della governance delle pmi sui passaggi generazionali, dando maggiore struttura e managerialità”. Questa è “l’età dell’incertezza e dei riposizionamenti – ha concluso Castellini – iniziata dopo il Covid quando le filiere mondiali si erano destrutturate perché si è capito che erano troppo lunghe. Adesso si aggiunge questa scheggia impazzita delle decisioni americane di cui fino al 9 luglio non sapremo l’effetto. Con i primi dazi un effetto c’è ma bisogna tenere presente che si è anche indebolito il dollaro e noi vendiamo a prezzi migliori. In un mondo che va caratterizzandosi per la presenza dei dazi si restringe il commercio internazionale, però l’Umbria potrebbe trovare una strada se i dazi non diventano troppo pesanti”. A portare la sua testimonianza diretta durante l’incontro è stato Valentino Valentini, titolare della Cantina Bocale di Montefalco che esporta il 70 per cento della sua produzione. L’imprenditore vitivinicolo ha sottolineato come l’incertezza e l’indeterminazione delle regole che governano i mercati siano un danno per le imprese e come si rischia che siano i consumatori finali a pagare il peso dei dazi.
Carla Adamo