“Manca una politica industriale, posti di lavoro a rischio”: la Cgil provinciale di Perugia chiede un patto tra aziende, lavoratori e territorio
In atto una situazione che sta mettendo in grande difficoltà industrie storiche, che hanno avuto un ruolo innovativo ma anche di supporto al territorio, in particolare alla zona dell’Alta Valle del Tevere
(AVInews) – Perugia, 9 set. – “Come Sindacato generale e confederale, non possiamo rimanere inermi né indifferenti di fronte a quella che rischia di diventare l’ennesima de-industrializzazione del paese e del nostro territorio”. Queste le parole di Simone Pampanelli, segretario generale della Cgil provinciale di Perugia, che analizza la politica industriale “che non c’è”, anche alla luce delle ultime vicende che riguardano aziende di riferimento del territorio come la Terex di Umbertide, vicende che “ci preoccupano ulteriormente” perché “si comincia a parlare di esuberi strutturali che andrebbero ad incidere direttamente sulla capacità produttiva e la tenuta occupazionale di un’intera area, se consideriamo l’indotto”.
“Stiamo assistendo in questi mesi – afferma Pampanelli – ad una perdita costante di occupazione. Al di là di dei dati trionfalistici diffusi in questi giorni, tra l’altro smentiti in parte dall’ultima revisione Istat, in merito alla crescita dell’occupazione, ascrivibile principalmente all’aumento dell’età pensionabile e alla fascia dei cinquantenni, in realtà la situazione industriale ed economica del Paese appare fortemente critica. Se in tutto il Paese siamo ormai al ventottesimo mese di calo della produzione industriale, con un Pil a bassissima crescita, nel nostro territorio provinciale continuano a sommarsi fuoriuscite di lavoratori e lavoratrici in somministrazione e in staff leasing, che silenziosamente a scadenza di contratto, vengono di volta in volta allontanati dai posti di lavoro; inoltre, le interruzioni di contratti a tempo determinato e l’attivazione di casse integrazioni ordinarie o straordinarie risultano essere ormai questioni di natura ordinaria con cui siamo costretti a confrontarci. L’economia del territorio legata all’industria, appare ‘ridursi’ costantemente per gli effetti della crisi di settori specifici come nel caso dell’automotive, sia a causa dei conflitti a noi vicini, ma anche per l’applicazione dei dazi voluta da Trump. Una situazione che sta mettendo in grande difficoltà industrie storiche, che hanno avuto un ruolo innovativo ma anche di supporto al territorio, in particolare alla zona dell’Alta Valle del Tevere dove ormai sono fuoriuscite centinaia persone dall’inizio dell’anno, con importanti ricadute su tutto l’indotto che coinvolge anche la media e piccola impresa”.
“La mancanza di politiche industriali nazionali – prosegue Pampanelli –, l’incapacità di riaccorciare le filiere produttive e la non curanza con cui si stanno ignorando importanti processi innovativi che attraversano il mondo, come ad esempio l’intelligenza artificiale, rischiano di compromettere seriamente il futuro industriale del Paese e anche e soprattutto quello del nostro territorio, che della metalmeccanica e dell’industria ha sempre fatto elemento di traino e sviluppo, anche sociale”.
“Come Camera del Lavoro di Perugia pensiamo che si debba sin da ora ragionare su dei punti fermi per affrontare questa crisi – dichiara Pampanelli –. Occorre, innanzitutto, partire da una gestione unitaria condivisa tra le parti e le istituzioni, unica e vera possibilità per affrontare una fase così delicata; condividere il principio che fino a che sono disponibili gli ammortizzatori sociali non si debba parlare di licenziamenti collettivi o allontanamenti dei lavoratori in somministrazione che hanno a disposizione dei propri strumenti; definire le politiche industriali per rafforzare la tenuta occupazionale e le prospettive di mercato”.
“La fase straordinaria di crisi industriale che stiamo vivendo – conclude Pampanelli – va fronteggiata con una visione d’insieme che guardi alle giuste politiche industriali e alla tenuta occupazionale e sociale dei nostri territori e non alle singole vertenze isolate. Oltre il tavolo sull’automotive pensiamo sia necessaria sui territori la definizione di accordi per mettere in campo strumenti e strategie a garanzia di tutte e tutti”.