(AVInews) – Perugia, 17 mag. – Si è tornati a parlare dei Giardini del Frontone di Perugia, questa volta ripercorrendo un fatto storico che ha profondamente segnato la città, la giornata del 20 giugno 1859 in cui le truppe mercenarie inviate dal papa piegarono la rivolta popolare nata per chiedere l’autonomia dallo Stato Pontificio, durante l’iniziativa ‘Cosa videro i secolari lecci del Frontone’ organizzata dall’Asd Francesco nei sentieri, con il supporto delle associazioni Radici di Pietra, Borgo Bello e Csen Perugia e il patrocinio del Comune di Perugia. L’evento al Museo civico Palazzo della Penna è stato aperto da Cesare Galletti, presidente dell’Asd Francesco nei sentieri, che ha ribadito come l’obiettivo anche di questa iniziativa sia quello di “sensibilizzare la cittadinanza al rispetto questo luogo storico, puntando su una sua valorizzazione, migliorandone la fruizione e il decoro”. “L’incontro – ha spiegato Galletti – è il prosieguo della precedente conferenza tenuta al Museo archeologico nazionale dell’Umbria che ha esposto l’evoluzione nei secoli della destinazione del Frontone. Questa volta cerchiamo di prendere i perugini per la pancia perché parliamo dei moti insurrezionali per ridare la giusta dignità a quella zona di Perugia che ha un valore storico e culturale veramente significativo”. Galletti ha poi voluto sottolineare come in questi ultimi mesi “la situazione del Frontone è migliorata soprattutto dal punto di vista igienico, ma c’è ancora molto da fare. Quel posto è il biglietto da visita di Perugia, il primo giardino storico della città e pensare che possano arrivare persone a visitarlo e trovare qualcosa fuori posto non è accettabile”. Durante la conferenza, la professoressa Claudia Minciotti, già docente di Storia del Risorgimento alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Perugia, ha ripercorso i fatti di quel 20 giugno quando Perugia fu occupata dalle truppe pontificie di papa Pio IX, cui seguirono saccheggio e massacro di civili, per punire i cittadini colpevoli di essersi ribellati al dominio dello Stato della Chiesa. “È una parte fondamentale della nostra storia – ha spiegato la professoressa Minciotti –, perché è l’inizio della nuova città che riscopre una sua identità laica e che, nonostante il massacro di quella giornata, è riuscita a trasformarla in un momento epico di ricordo e autodeterminazione. I fatti del XX giugno hanno scosso per la loro crudeltà tutt’Europa e non solo perché ho rintracciato anche carte americane che parlano di questi fatti. Ci sono stati più morti civili inermi che non morti combattenti con le armi in pugno”. La professoressa ha ricordato come si sia trattato di una rivolta popolare e che i perugini che combatterono furono “pochi, circa 400, disarmati, non aiutati da nessuno, soprattutto non arrivò quell’aiuto piemontese su cui il governo del Comitato provvisorio, che aveva preso il potere il 14 giugno, aveva sperato fino all’ultimo”. “Ci sono stati scontri sanguinosi, soprattutto quello che ha riguardato l’Abbazia di san Pietro. Una volta che gli svizzeri riuscirono a superare la prima barricata ai Giardini del Frontone e la seconda alla Porta di Duccio riuscirono a entrare. Ci fu la fuga dei capi della rivolta verso la Toscana, da lì continuarono a seguire i movimenti della città che, pur colpita, non era arresa perché riuscì a manifestare la propria insofferenza verso il governo pontificio che si era restaurato con la violenza e contro la volontà dei cittadini di annettersi a quello stato d’Italia ancora embrionale che si stava formando al Nord”. L’iniziativa ha permesso anche una visita ai depositi, dove sono conservati reperti storici non esposti al pubblico, e ha visto la presenza di Maria Carmela Frate, capo delegazione Fai di Perugia, che ha ricordato come i Giardini del Frontone siano uno dei ‘Luoghi del cuore’. “Il Giardino del Frontone è stato votato da oltre diecimila cittadini come Luogo del cuore. Non tutto il Giardino del Frontone è stato oggetto di questa attenzione ma in particolare la parte dell’Arcadia. Con il contributo dato dal Fai unito a quello dell’amministrazione comunale di Perugia è stato possibile restaurare tutta la parte dell’Arcadia, quindi le sedute, l’arco, il leone che sta in cima e che è stato smontato, restaurato e riposizionato”.