(AVInews) – Norcia, 3 nov. – Monsignor Renato Boccardo è cittadino onorario di Norcia. Dopo la decisione presa dal consiglio comunale nella seduta del 20 ottobre, il quale aveva riconosciuto all’alto prelato “la costante presenza, la paterna guida spirituale e l’instancabile dedizione verso la comunità nursina” e la testimonianza della “vicinanza della Chiesa nei momenti più difficili e nella rinascita della città di Norcia”, nella giornata di domenica 2 novembre è stato ufficialmente consegnato all’arcivescovo il prestigioso riconoscimento sottoforma di un quadro dell’artista nursino Rino Polito. Il quadro, firmato dal sindaco Giuliano Boccanera a nome dell’intera comunità nursina, è stato consegnato nelle mani di Boccardo domenica 2 novembre nella sala DigiPass.
“Eccellenza, non è un atto formale o protocollare – ha commentato il sindaco Boccanera –, ma l’espressione autentica di un legame consolidatosi nel tempo, specie in una delle pagine più tristi della nostra recente storia. Con discrezione, forza e amore lei è stato accanto alla nostra gente. Non ci ha mai lasciati soli; il suo impegno concreto per la ricostruzione, non solo degli edifici ma specie delle relazioni, è stato per noi elemento di speranza e forza. Ha pregato con noi e per noi, ha lavorato instancabilmente per la rinascita della nostra città. lei è uno di noi, è parte della nostra storia, delle nostre fatiche. Il popolo di Norcia la abbraccia e la ringrazia. Oggi la Città le apre le sue porte come cittadino. Benvenuto a casa”.
“Grazie al sindaco, alla giunta, al consiglio comunale e dunque alla città di Norcia che rappresentano. È la prima volta che mi capita di ricevere una cittadinanza onoraria: divento nursino, cioè entro a far parte di questa comunità, ed è per me un grande onore. In realtà non mi sono mai sentito estraneo (il paesaggio mi ricorda le montagne del Piemonte...), anche se non sempre qualche nursino ha accolto e compreso le scelte pastorali della Chiesa diocesana e del vescovo, talvolta ferocemente criticate. Mi accosto in punta di piedi ammirando (l’ho imparato in questi anni) l’attaccamento al territorio, la laboriosità, la fierezza di appartenere ad una gens antica che ha dato Benedetto all’Europa e al mondo la tenacia di ricominciare sempre. E con questa comunità da cui oggi appartengo con un titolo particolare, mi rallegro della riapertura della Basilica di San Benedetto e ringrazio ancora una volta tutti coloro che la hanno resa possibile, in particolare sottolineo il prezioso contributo di collaborazione e sostegno assicurato dell’amministrazione comunale, quella attuale e quella che la ha preceduta. Con una generosità che qualcuno ha ritenuto eccessiva, il sindaco ha benevolmente fatto riferimento al servizio pastorale che ho svolto in questi anni, specialmente dopo l’esperienza terribile del terremoto. Testimone della sofferenza, delle delusioni e della speranza, ho provato a essere vicino con azioni concrete e anche a farmi voce delle attese, delle frustrazioni, delle legittime richieste di rispetto e di sostegno operativo. Non per eroismo o per interesse, ma semplicemente perché questa è la nostra missione: noi preti siamo mandati per stare con la gente, per accompagnare e condividere, per tenere viva la speranza, per ripetere i gesti e le parole del Signore Gesù nella vita quotidiana. Mi piace pensare che, concedendo la cittadinanza onoraria al vescovo, che oggi porta il mio nome e che domani ne avrà un altro, il Comune abbia voluto riconoscere il contributo fattivo assicurato in modi diversi dalla Chiesa diocesana per il bene delle persone e dell’intera società. E allora il mio pensiero si allarga e coinvolge in questo riconoscimento innanzitutto i preti del territorio, che dopo il terremoto non si sono allontanati nemmeno per un giorno, volendo condividere fino in fondo l’esistenza della loro gente, dormendo in macchina le prime notti, poi nei tendoni della Protezione civile, quindi nelle roulotte e poi ancora, e fino a oggi, nelle casette di legno: penso a don Luciano a Campi e Ancarano, a don Marco sulla piana di Santa Scolastica, raggiunti poi, ormai da sette anni, anche da don Davide; penso alle monache che sono voluto tornare a Norcia appena possibile a costo di vivere nei container, e ai monaci sistemati, dopo il sisma, sotto le tende a San Benedetto in Monte; ricordo l'impegno della Caritas diocesana nel sostegno agli agricoltori e alle piccole aziende, coordinando e convogliando su questa zona gli aiuti giunti da ogni parte. Accolgo dunque con profonda gratitudine l’attestato che questa sera mi viene consegnato e confermo la volontà della Chiesa diocesana di continuare a collaborare con le Istituzioni civili svolgendo il ruolo che le è proprio, nel rispetto delle competenze e responsabilità di ciascuno, affinché fioriscano e si consolidino la concordia e la giustizia, e per l’onestà dei cittadini e la saggezza dei governanti tutta la comunità nursina possa godere di un autentico progresso umano e sociale, accogliendo con coraggio e fedeltà il messaggio di San Benedetto che invita a riservare particolare attenzione e rispetto alla persona umana, che è ben più di un soggetto economico, e alla sua famiglia. A questa città di Norcia, che oggi diventa anche mia, e a tutti i suoi abitanti, auguro giorni di serenità e di pace, con la capacità di guardare avanti con determinazione e fiducia nella ricerca del vero e del bene. E con la benedizione del Signore”.
Al termine della cerimonia si è tenuto il concerto ‘Frammenti di luce’ a cura della Pax Orchestra, per la direzione artistica e creativa di Andrea Ceccomori e Maria Cristina Lalli.
Il Piano di comunicazione del Comune di Norcia è finanziato dal Gal Valle Umbra e Sibillini – AS 2.1 nell’ambito del CSR per l’Umbria 2023-2027 – Intervento SRG 06.